Nel 1997 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la silice libera cristallina
come agente cancerogeno di classe 1 (sufficienti evidenze di carcinogenicità sia in relazione agli studi su
animali che per gli umani), rivedendo la precedente classificazione del 1987 che la collocava in classe 2 A
(cancerogeno sospetto per l’uomo) [1].
L’esposizione lavorativa a silice cristallina per via inalatoria ha rappresentato da decenni un serio pericolo
per la salute dei lavoratori in quanto la sua inalazione può causare la silicosi polmonare, una delle più
antiche e note malattie professionali. Tuttavia questa patologia rappresenta solo l’aspetto più noto degli
effetti della silice sulla salute. Sulla base delle attuali conoscenze, altri tipi di malattie sono riconducibili
alla inalazione di tale agente: il cancro polmonare (secondo la monografia IARC del 1997) e le malattie
autoimmuni (artrite reumatoide, sclerodermia, lupus, disfunzioni renali croniche) [2].
Nel 2000 l’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) ha rivisto il limite di
esposizione a silice libera cristallina riducendo dapprima il TLV-TWA (Threshold Limit Value – Time
Weighted Average) previsto per la frazione respirabile da 0,1 mg/m3 a 0,05 mg/m3 e per l’anno 2006 tale
valore si è ulteriormente ridotto a 0,025 mg/m3. Per quanto concerne le polveri, continuano ad essere
considerate silicotigene quelle aventi un contenuto in silice libera cristallina superiore all’1%.
Normalmente le polveri di materiali calcarei presentano un contenuto in silice libera cristallina inferiore
all’1% [3] ed in ragione di ciò vengono classificate come PNOC (particelle non altrimenti classificate). Ciò
significa che possono provocare l’insorgere di disturbi dell’apparato respiratorio quali bronchiti, bronchiti
croniche, forme asmatiche, ma non alterano fibroticamente i tessuti.
La riduzione del limite TLV-TWA sulla frazione respirabile ed il fatto che le direttive europee propongono
di classificare come cancerogeni tutti quei prodotti contenenti la sostanza pericolosa in quantità superiori
allo 0,1%, pone il problema del corretto campionamento e della rilevazione quantitativa della silice libera
cristallina.