La commissione Sanità dell’Ars ha dato il via libera a un disegno di legge che colma un vuoto di 20 anni nella regolamentazione del trattamento del materiale altamente pericoloso. La Regione stanzia 18milioni di euro per intervenire su siti pubblici e privati, decide la creazione di un centro per la trasformazione in sostanza inerte e individua nell’ospedale di Augusta il polo per la cura e la prevenzione della patologie da amianto. «Finalmente possiamo dire di essere all’avanguardia a livello europeo», spiega il presidente Giuseppe Digiacomo
Per la rimozione e il riutilizzo dell’amianto, per le migliaia di siciliani contaminati, per chi lotta contro i tumori derivati dalle sue maledette fibre potrebbe essere una rivoluzione. Ieri la commissione sanità dell’Ars ha dato il via libera al disegno di legge 381, «Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto». Sono passati 21 anni da quando una legge nazionale dichiarava fuori legge la produzione e la lavorazione del materiale. Ma la competenza sulla sua rimozione spettava alle regioni. La Sicilia era rimasta l’unica, insieme alla Calabria, a non aver provveduto. Oggi lo fa con un testo che, se verrà applicato fedelmente, porta l’Isola all’avanguardia a livello europeo.
La legge prevede la mappatura della zone a rischio, la creazione di centri di stoccaggio nei Comuni e di una centrale regionale per la bonifica e il riutilizzo, l’istituzione di una struttura ospedaliera per la cura dei soggetti contaminati e per la prevenzione. Il tutto, ed è la vera novità, sovvenzionato economicamente dalla Regione attraverso il fondo europero per lo sviluppo regionale e quello sanitario nazionale. Per partire sono stati messi a disposizione 18 milioni di euro, di cui potranno usufruire i cittadini che vorranno eliminare dalle loro case vasche, tubature, coperture di capannoni in amianto.
Le cose adesso potranno cambiare. Il primo passo previsto dal Ddl sarà l’istituzione dell’Ufficio interassessoriale dell’amianto, un organo composto da nove componenti nominati dagli assessorati alla Salute, all’Energia e Territorio, che avrà la funzione di coordinare, e sostituire in caso di inadempienze, tutti gli enti coinvolti in questa operazione: la Regione, l’Arpa, il servizio sanitario regionale e, soprattutto i Comuni. Un ruolo determinante svolgono infatti gli enti locali, che dovranno dotarsi di un Piano comunale per l’amanto. Saranno questi, partecipando al bando regionale, a gestire i fondi e ad emanare le ordinanze rivolte ai cittadini che vorranno intervenire sulle proprie abitazioni o imprese.
Nel frattempo, però, «tutti i soggetti pubblici e privati proprietari di siti, edifici, impianti e mezzi di trasporto, manufatti e materiali con presenza di amianto sono obbligati a darne comunicazione alla Arpa». Nascerà così un registro pubblico che conserverà una mappatura completa dell’isola, classificando i siti in base al grado di rischio sanitario. Ancora una volta i Comuni sono invitati ad inviare alle famiglie un apposito modulo per il censimento che dovrà essere ultimato entro un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge.
L’amianto rimosso verrà trasferito in appositi centri di stoccaggio, la cui realizzazione spetta ad ogni singolo Comune. Ma la tappa finale dovrà essere un centro per la trasformazione in sostanza inerte, riutilizzabile ad esempio nell’edilizia, «da realizzare – sottolinea la legge – in una delle aree più a rischio: Priolo, Biancavilla, San Filippo del Mela, Milazzo o Gela, entro due anni». Questa struttura però non ha attualmente copertura finanziaria, ma il Ddl invita a usufruire dei fondi comunitari o di un project financing.
Particolarmente significativo l’emendamento aggiuntivo che introduce l’applicazione di sanzioni nei confronti dei dipendenti comunali e dei responsabili delle ASP che non si conformino agli obblighi previsti.
Questo l’emendamento all’art. 13 proposto e approvato:
“2. Qualora gli uffici competenti dei comuni non consentano il raggiungimento degli obiettivi o si ravvisino negligenze o ritardi non giustificabili che pregiudichino il conseguimento degli scopi, si applica a carico dei componenti degli uffici stessi una riduzione del 50 per cento degli importi relativi alla retribuzione accessoria e di risultato su base annua spettante”.
3. La violazione dell’obbligo di cui all’articolo 4, comma 1, lettera g), comporta la
decurtazione a carico del Commissario straordinario o del direttore generale, del direttore sanitario e delle unità operative delegate alla vigilanza, del 30 per cento delle indennità accessorie e di risultato.
4. Le sanzioni amministrative riscosse e le decurtazioni comminate confluiscono in un apposito fondo destinato al finanziamento della rimozione e smaltimento dell’amianto con priorità per i manufatti di competenza degli enti locali”.