La presenza dell’inquinamento da sostanze chimiche nell’ambiente di lavoro può divenire, a seconda della concentrazione raggiunta dagli inquinanti nell’aria respirata dai lavoratori, di notevole rischio nei confronti del personale esposto.
Il lavoratore, infatti, rischia:
· la possibilità di intossicazione acuta, quando la concentrazione degli inquinanti nell’aria si innalza improvvisamente superando la soglia di tossicità;
· la possibilità di malattie professionali, quando il lavoratore è soggetto a prolungate esposizioni anche se a livelli contenuti di sostanza inquinante.
Ne deriva la necessità di controllare le condizioni di inquinamento di ogni ambiente di lavoro, al fine di verificarne la eventuale presenza ed individuarne la tipologia di inquinamento chimico presente, nonché di valutarne le concentrazioni, cioè i livelli di inquinante presente.
Definizione
La rilevazione dell’inquinamento chimico consiste in una serie complessa di operazioni che consentono di poter definire le condizioni di inquinamento da agenti chimici eventualmente presenti nell’aria di un ambiente di lavoro. Tale operazione, indicata anche come “monitoraggio ambientale” permette di arrivare a conoscere le concentrazioni ambientali delle varie specie chimiche aerodisperse.
Il primo, importante, passo nella determinazione di quali inquinanti occorre ricercare in un ambiente di lavoro consiste nella consultazione delle schede di sicurezza di tutti i materiali, sostanze o prodotti utilizzati in quel processo produttivo (es. le schede si sicurezza delle vernici utilizzate nel processo di verniciatura).
Individuate, tramite le schede di sicurezza, le sostanze inquinanti da ricercare, occorre procedere al successivo campionamento dell’aria dell’ambiente di lavoro e alla conseguente analisi di laboratorio, al fine di conoscere in che quantità (ossia in che concentrazione) la sostanza ricercata è presente nell’aria.
Al fine di stabilire, quindi, se le concentrazioni trovate rispettano le condizioni di salubrità di un ambiente di lavoro, viene effettuata una verifica con degli indici di riferimento, ovvero tramite standards di qualità dell’aria che rappresentano i livelli di esposizione accettabili da parte dei soggetti lavoratori esposti.
Valori limite
Tali livelli di riferimento, che prendono il nome di valori limite di esposizione, sono stati fissati per la maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi.
I più importanti valori limite di esposizione sono i cosiddetti “TLV”, elaborati dall’Associazione degli Igienisti Americani (ACGIH), ed indicano le concentrazioni delle sostanze disperse nell’aria alle quali si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente senza alcun effetto negativo per la salute: più il TLV è basso e più una sostanza è pericolosa, in quanto basta una piccola quantità presente nell’ambiente di lavoro per creare una situazione di rischio.
Al fine di semplificare la valutazione degli inquinanti in ambiente di lavoro, gli Igienisti Americani dell’ACGIH hanno giustamente definito i TLV in 3 categorie:
} TLV-TWA (Threshold Limit Value – Time Weighted Average)
} TLV-STEL (Threshold Limit Value – Short Term Exposure Limit)
} TLV-C (Threshold Limit Value – Ceiling)
Tali livelli di riferimento, che prendono il nome di valori limite di esposizione, sono stati fissati per la maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi.
TLV-TWA
E’ il valore limite per esposizioni prolungate nel tempo (è il limite più importante).
Rappresenta la concentrazione media, ponderata nel tempo, degli inquinanti presenti nell’aria degli ambienti di lavoro nell’arco dell’intero turno lavorativo ed alle quali si presume che il lavoratore possa trovarsi esposto 8 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per tutta la durata della vita lavorativa senza risentire effetti dannosi.
TLV-STEL
E’ il valore limite per esposizioni di breve durata. Rappresenta la concentrazione alla quale i lavoratori possono essere esposti per brevi periodi di tempo (max 15 minuti) senza che insorgano irritazioni, danni cronici o irreversibili dei tessuti, oppure riduzione dello stato di vigilanza che possano aumentare le probabilità di infortuni, o influire sulle capacità di mettersi in salvo in caso di emergenza, o ridurre materialmente l’efficienza lavorativa.
TLV-C
E’ il valore limite di soglia massimo. Rappresenta quella concentrazione che non può essere mai superata durante tutto il turno lavorativo neanche per un istante.
Il TLV-C è previsto solo per un insieme di sostanze (che rappresentano quasi un quarto di quelle presenti nella tabella dell’ACGIH) ad azione immediata, irritante sulle mucose o ad effetto narcotico, tale da interferire rapidamente sullo stato di autocontrollo e di attenzione del lavoratore con possibili dannose conseguenze sulla persona stessa (infortuni) o sulle operazioni tecniche cui è preposto.
La tabella ACGIH
Di seguito viene riportato, a titolo di esempio, un breve stralcio dell’elenco dei TLV individuati dall’ACGIH:
Sostanza | Valori limite (anno di aggiornamento: 2001) | ||
TLV-TWA(in mg/m³) | TLV-STEL(in mg/m³) | TLV-C(in mg/m³) | |
Nicotina | 0,5 | ||
Cellulosa | 10 | ||
Ammoniaca | 17 | 24 | |
Cromo VI | 0,01 | ||
Rame, polveri e nebbie | 1 | ||
Anidride carbonica | 9000 | 54000 | |
Epicloridrina | 1,9 | ||
Acetone (1) | 1188 | 1782 | |
Alcool metilico (metanolo) (1) | 262 | 328 | |
Formaldeide (1) | 0,37 | ||
Stirene (1) | 85 | 170 | |
Toluene (1) | 188 | ||
Xileni (1) | 434 | 651 |
(1) Sono alcuni dei solventi più comunemente impiegati nelle vernici e resine industriali.
Riferimenti legislativi
Indubbiamente, lo ammettono gli stessi Igienisti Americani, i TLV non possono costituire una linea netta di demarcazione tra livello di sicurezza e livello di pericolo.
Se prendiamo ad esempio l’acetone, che ha un TLV-TWA di 1188 mg/m³ (*), non potremmo ragionevolmente pensare che con una concentrazione di 1187 mg/m³ nell’ambiente di lavoro possiamo stare tranquilli, mentre con 1189 dobbiamo far scattare l’allarme: un milligrammo in più o in meno non può certamente determinare l’esistenza o l’assenza di un rischio per la salute!
(*) Significa cioè che, in ambiente di lavoro, in ogni metro cubo di aria può essere presente acetone fino a 1188 milligrammi (ossia poco più di 1 grammo).
Se infatti si definisse per legge che al di sopra del TLV c’è rischio, mentre al di sotto c’è sicurezza, negli ambienti di lavoro in cui si supera il livello di allarme ci si preoccuperebbe semplicemente di raggiungere la linea del TLV: si perderebbe, in questo modo, ogni possibilità di introdurre cambiamenti positivi che consentirebbero di migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro.
Comunque i limiti americani costituiscono un indice (il migliore) da tenere in considerazione, se non altro come “soglia di attenzione” e come punto di partenza per la verifica delle condizioni dell’ambiente di lavoro, nell’ottica di un costante miglioramento della sicurezza dei lavoratori.
Si tratta di valori che in Italia non sono “ufficialmente” vincolanti per legge e quindi vengono utilizzati solo come riferimento generale per la valutazione della pericolosità di una sostanza.
In Italia abbiamo invece limiti di esposizione ufficialmente e legalmente vincolanti solo per:
· amianto e piombo (Dlgs 277/91);
· benzene, cloruro di vinile monomero e polveri di legno (All.VIII-bis del Dlgs 626/94, modificato dal Dlgs 66/2000, in merito alle sostanze cancerogene).