Impianti di radiocomunicazione (alte frequenze)
Le principali fonti di inquinamento elettromagnetico ad alta frequenze sono gli impianti di radiocomunicazione, ed in particolare gli impianti di radiodiffusione televisiva e radiofonica e le Stazioni Radio Base per la telefonia cellulare. Ai suddetti impianti bisogna comunque aggiungere altre tipologie di impianti di tecnologie più recenti, quali il wi-fi e il wi-max, i quali benchè di potenze in genere limitate, in futuro a causa di una possibile diffusione capillare potrebbero diventare una fonte di inquinamento importante, se non la principale.
I limiti normativi di esposizione per la popolazione sono stabiliti uniformemente sul territorio nazionale dal DPCM 08/07/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualita’ per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz” come integrato dalle disposizioni di cui all’art 14 comma 8 del D.L. 179/2012 (convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, L. 17 dicembre 2012, n. 221).
Gli impianti di radiodiffusione televisiva e radiofonica sono di norma collocati in punti elevati del territorio, al di fuori dei centri abitati, e coprono bacini di utenza che possono interessare anche più province. La loro potenza è spesso superiore al kW.
Le stazioni radio base vengono invece installate in città e vicino ai centri abitati coprendo ciascuna un’area di territorio (cella) di estensione contenuta con potenze di emissione dell’ordine delle decine di watt. Essendo quindi assai diffuse nei centri abitati, le SRB sono gli impianti che generano nella popolazione maggiori preoccupazioni. Grazie alle valutazioni preventive effettuate da ARPAT in sede di autorizzazione, questa tipologia di impianti non crea in genere situazioni di superamento dei limiti normativi. Gli impianti di radiodiffusione invece, in particolare quelli radiofonici (radio FM), i quali hanno potenze di irradiazione elevate la cui installazione risale non raramente a decenni or sono in alcuni casi creano possono creare situazioni di superamento dei limiti normativi.
Legge 49/2011 “Disciplina in materia di impianti di radiocomunicazione”
La l.r. 49 del 6 ottobre 2011 ha sostituito la precedente l.r. 54/00 aggiornandola alla normativa statale nel frattempo intervenuta (in particolare la legge quadro l. 36/2011 e il Codice delle comunicazioni elettroniche d. lgs 159/2003) e rispondendo all’esigenza di una più efficace tutela dall’inquinamento elettromagnetico e dell’a
Elettrodotti (basse frequenze)
Nella banda delle basse frequenze (0-300 Hz) la sorgente di inquinamento di gran lunga più diffusa è quella derivante dal sistema di produzione, trasporto e utilizzo finale dell’energia elettrica (50 Hz). Gli elettrodotti svolgono la funzione di trasportare e distribuire l’energia elettrica, e sono classificati in funzione della tensione. Sono quindi suddivisi in:
- linee ad altissima tensione (380 kV) per il trasporto di energia elettrica su grandi distanze;
- linee ad alta tensione (220 kV e 132 kV) per la distribuzione dell’energia elettrica; normalmente aeree possono essere anche interrate;
- linee a media tensione (15-20 kV) per la fornitura a industrie, centri commerciali e grandi condomini, possono essere aeree o interrate;
- linee a bassa tensione (220-380 V) per la fornitura a singole abitazioni e piccole utenze, possono essere aeree o interrate.
Una forma di inquinamento puntiforme è dovuta alle cabine di trasformazione primarie o secondarie: le primarie sono di norma isolate dalle abitazioni e non pongono particolari problemi, le secondarie sono invece poste vicino o all’interno degli edifici.
A basse frequenze il campo elettrico espresso come valore efficace E (V/m), legato direttamente alla tensione, si misura separatamente dal campo magnetico H, legato invece alla corrente elettrica, e per il quale si assume come unità di misura il microtesla microT (induzione magnetica). Essendo la tensione della linea un fattore costante per un dato elettrodotto, il valore efficace del campo elettrico E in un dato punto risulta costante nel tempo, e la sua intensità diminuisce all’aumentare della distanza dal conduttore. Il campo elettrico è inoltre facilmente schermabile, e tra l’interno e l’esterno di un edificio si ha una notevole differenza della sua intensità.
Il campo di induzione magnetica H varia con l’intensità della corrente elettrica che transita sulla linea e dipende dalla potenza transitante. L’intensità del campo H diminuisce con l’aumentare della distanza dalla linea, ma contrariamente al campo E è difficilmente schermabile, quindi tra l’interno e l’esterno di un edificio la sua intensità risulta praticamente invariata. I limiti vigenti di esposizione ai campi elettrici e magnetici sono quelli stabiliti dal DPCM 08/07/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione, degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.
I limiti di esposizione per la popolazione sono fissati pari a 100 microT per l’induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico. Essi proteggono dagli accertati effetti acuti dei campi (induzione di correnti elettriche nel corpo umano) e non devono essere superati in ogni area accessibile alla popolazione. In corrispondenza di abitazioni e in generale luoghi adibiti a permanenza non inferiori a quattro ore giornaliere, deve invece essere rispettato il valore di attenzione di 10 microT per l’induzione magnetica (da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio dell’elettrodotto). Infine nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di abitazioni e nella progettazione delle nuove abitazioni in prossimità di elettrodotti già esistenti, deve essere rispettato l’obiettivo di qualità di 3 microT per l’induzione magnetica (da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio). Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità intendono proteggere dai possibili effetti a lungo termine dei campi magnetici.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha infatti classificato (IARC, Monographs vol 80, 2002) come “possibilmente cancerogena” l’esposizione prolungata a al campo magnetico a bassa frequenza anche ad intensità non particolarmente elevate. Risulta quindi di particolare importanza la corretta localizzazione dei nuovi elettrodotti rispetto alle case esistenti e la localizzazione delle nuove case rispetto agli elettrodotti esistenti. A causa infatti degli elevati costi di risanamento per le situazioni esistenti (la schermatura del campo magnetico ha costi elevatissimi ed è all’atto pratico nella maggior parte dei casi impraticabile; hanno ovviamente costi assai elevati anche lo spostamento degli elettrodotti e degli insediamenti) il DPCM 08/07/2003 distingue, come sopra dettagliato, tra esposizioni esistenti al momento dell’entrata in vigore (limite di 10 microT) dello stesso DPCM e le esposizioni future (obiettivo di qualità di 3 microT).
La costruzione dei nuovi elettrodotti è normalmente autorizzata dallo Stato (alla Regione compete l’autorizzazione degli elettrodotti fino a 150 kV di interesse non nazionale). Vista la complessità di tali infrastrutture (costi, impatti ambientali e urbanistici, necessità di espropri) non è frequente la costruzione di nuovi elettrodotti. E in gran parte dei casi si tratta di modifiche e razionalizzazioni di elettrodotti esistenti. In ogni caso i relativi progetti sono sottoposti alla Valutazione di Impatto Ambientale, compresa la verifica dei campi elettrici e magnetici generati.
Per quanto riguarda la costruzione di nuove abitazioni, essa deve avvenire ovviamente tenendo conto della presenza degli elettrodotti e del campo magnetico prodotto dagli stessi. La normativa prevede (art. 6 del DPCM 08/07/; DM 29/05/2008) delle specifiche fasce di rispetto circostanti gli elettrodotti all’interno delle quali (art 4 comma 1 lettera h l. 36/2001) “non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una permanenza non inferiore a quattro ore”.
La Regione ha finanziato la realizzazione presso ARPAT del catasto regionale degli elettrodotti e delle fasce di rispetto (CERT). Il catasto contiene i dati tecnici, geometrici e geografici relativi agli elettrodotti ad alta tensione presenti sul territorio regionale (380 kV, 220 kV, 132 kV).
Elettrodotti – Fasce di rispetto
La normativa in materia di tutela dall’inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza stabilisce (legge 36/2001, art 4, comma 1, lettera h) che all’interno di determinate fasce di rispetto per gli elettrodotti “non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una permanenza non inferiore a quattro ore.”
Il DPCM 08/07/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione, degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” prevede all’articolo 6 che i gestori delle linee elettriche comunichino alle autorità competenti, l’ampiezza delle fasce di rispetto.
Il limite da rispettare nella progettazione delle nuove abitazioni, ambienti scolastici, aree gioco per l’infanzia, ed in generale dei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore, è l’obiettivo di qualità di 3 microtesla (DPCM 08/07/2003 art 4). Le fasce di rispetto in questione sono dunque riferite a questo valore di campo magnetico.
Con DM 29/05/2008 è stata approvata la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti. Il DM indica il metodo di calcolo della fascia di rispetto tridimensionale esatta, basata sull’obiettivo di qualità dei 3 microtesla. Il DM definisce inoltre, quale fascia semplificata bidimensionale, la Dpa “distanza di prima approssimazione” la quale garantisce il rispetto dell’obiettivo di qualità all’esterno della stessa. Solo nel caso che l’edificio in progetto risulti all’interno della Dpa, è necessario che il Comune richieda al gestore/proprietario della linea il calcolo esatto della fascia di rispetto tridimensionale nella particolare posizione desiderata per la verifica della compatibilità del progetto con l’obiettivo di qualità dei 3 microtesla.
In altre parole la Dpa è lo strumento urbanistico che il Comune riporta sull’apposita cartografia nei propri strumenti di pianificazione territoriale (piano strutturale); la fascia di rispetto è lo strumento di dettaglio da utilizzare, in fase di rilascio del permesso a costruire, per la verifica dei singoli progetti che ricadono anche solo in parte all’interno della Dpa. Si sottolinea che il calcolo della fascia di rispetto deve essere effettuato anche in caso di SCIA per ampliamenti di edifici esistenti e/o cambi di destinazione d’uso.
ARPAT ha redatto alcuni documenti delucidativi riguardo Dpa e fascia di rispetto ed in particolare riguardo la procedura pratica da seguire da parte del Comune per la verifica dei progetti edilizi e le relative richieste al gestore dell’elettrodotto del caldolo della DPA e della fascia di rispetto.
Si fa presente che, dopo l’acquisizione da parte di Terna delle reti in alta tensione di Enel Distribuzione e di RFI, praticamente la totalità degli elettrodotti in alta tensione (132 kV, 220 kV, 380 kV) fa capo a Terna Spa. La rete a Media Tensione (15 kV, 20 kV) fa invece capo a Enel Distribuzione Spa.
– ARPATnews 204-2008 “La metodologia di calcolo delle fasce di rispetto per gli elettrodotti”
Nel documento sono riportati alcuni esempi di Dpa per le più diffuse configurazioni di elettrodotti (si va da un massimo di 77 metri per un elettrodotto doppia terna 380 kV, a 9 metri per una singola terna 15 kV. Le suddette Dpa individuano corridoi di estensione doppia attorno alle linee.
– ARPAT, 2014, “Nuova edificazione in prossimità di un elettrodotto esistente – Guida pratica per le informazioni sulle fasce di rispetto”
MISURAZIONI EFETTUATE DALLO STUDIO CHIMICO AMBIENTALE
PER ALTA FREQUENZA
* Si effettuano indagini relative ai valori di Elettrosmog dovute a sistemi di Antenne Trasmittenti
* Analisi di Campo a RF
PER BASSE FREQUENZE
* Si effettuano indagini per livelli di Elettrosmog dovuti a Linee Elettriche e Cabine di Trasformazione
* Misure di esposizione a Campi Elettromagnetici a Radiofrequenza in condizioni di Campo Vicino sul Luogo di Lavoro
* Valutazione esposizione ai campi elettromagnetici sul luogo di lavoro
* Compatibilità Elettromagnetica per la realizzazione di nuovi insediamenti
Il servizio offerto dallo Studio Chimico Ambientale consiste effettua misure sia ad alta frequenza che bassa frequenza grazie alle missure effettuate con la strumentazione in proprio possesso